Un atleta non dovrebbe essere valutato monodimensionalmente, in base alla sola prestazione. Questa visione è troppo statica e non consente di prevederne l'evoluzione. È abbastanza logico inserire in una visione multidimensionale parametri come:
1) il rapporto peso/altezza
2) l'allenamento svolto per arrivare alla prestazione considerata
3) la tenuta della "carrozzeria", cioè la presenza e/o la predisposizione di infortuni.
4) i dati clinici, in particolare quelli ematologici.
Molto gettonati, ma scientificamente di minore importanza:
5) l'età del soggetto
6) la sua storia atletica.
Sicuramente un parametro molto sottostimato è la capacità di recupero dell'atleta. È incredibile come si dia per scontato che le capacità di recupero del soggetto siano più o meno le stesse per tutti gli individui.
Che cos'è il recupero?
Il recupero può essere definito come il tempo necessario per riparare i danni causati dalla corsa; per i dettagli si rimanda all'articolo Il recupero.
1) Ogni atleta ha una massima capacità di recupero.
È un concetto banale, ma la capacità di recupero non può essere ampliata all'infinito.
2) La capacità di recupero deve essere allenata.
Un concetto che dovrebbe essere abbastanza chiaro, visto che si tratta di una caratteristica fisiologica. In altri termini il nostro corpo deve essere allenato a riparare sempre più in fretta i danni che possono essere causati dall'attività fisica.
Recupero e sovrallenamento
Troppo spesso una scarsa capacità di recupero porta a concludere affrettatamente che il giocatore è sovrallenato. In realtà il sovrallenamento è un fenomeno clinico molto chiaro, mentre la fatica da mancato recupero è un fenomeno decisamente transitorio e non preoccupante: bastano pochi giorni di riposo perché tutto torni normale. Ovviamente se il giocatore non ha presente questa situazione e continua a correre in maniera qualitativamente o quantitativamente superiore a quanto gli permetta la sua capacità di recupero correrà sempre da stanco e sembrerà sovrallenato: dolori muscolari, stanchezza, prestazioni mediocri ecc.ecc.
Come si allena il recupero?
È ovvio che un atleta in piena attività che si allena bene da mesi ha una capacità di recupero ormai consolidata. Un principiante o un atleta che rientra dopo un infortunio hanno spesso una capacità di recupero decisamente scadente ed è quindi il caso di migliorarla. Sperare che migliori da sé con l'allenamento non è la strategia migliore. Infatti ciò porta ad allungare decisamente i tempi di andata a regime perché si tende semplicemente a usare il riposo come mezzo di riparazione. La capacità di recupero andrebbe invece allenata con un piano scientifico inserito nel più generale programma di allenamento. Alla base di tale piano devono esserci le risposte alle cause che limitano il recupero:
- Numero di sedute settimanali commisurato alle proprie capacità.
- Limitazione delle sedute di qualità. Non dare ogni volta il massimo, ma inserire la o le sedute di qualità in un programma che preveda anche allenamenti di mantenimento.
- Limitazione del sovrappeso e corretta gestione dell'alimentazione. Ogni sportivo dovrebbe sapere cosa e quanto mangiare.
- Allenamento della mente. Ovviamente le capacità di recupero dei giocatori sono anche legate alla psicologia del soggetto. Chi in allenamento è solito risparmiarsi molto avrà apparenti ottime capacità di recupero, salvo poi avere periodi difficili le uniche volte che si impegnerà al massimo. Viceversa chi ha una grande determinazione potrà palesare grandi doti di recupero, salvo poi crollare quando il cumulo di fatica diventerà insostenibile. Nel valutare il recupero occorre pertanto non barare, né in un verso né nell'altro. Allenamenti mirati al recupero sono quelli che, salvaguardando i limiti di qualità e di intensità e vengono svolti in condizioni di mancato recupero.
Copyright by THEA 2004
http://www.albanesi.it/Arearossa/Articoli/04recupero42.htm
Nessun commento:
Posta un commento